Il rinnovamento generazionale della classe arbitrale, il rapporto con giocatori e società e la strada che porta all’introduzione del video support. Questi i principali temi toccati in una lunga intervista a “Storie di Futsal“, il magazine sul calcio a 5 italiano, da Angelo Galante, Responsabile della CAN 5 Élite, che apre un’ampia finestra sul mondo dei direttori di gara.
Qual è lo stato di salute della CAN 5 Élite?
“Siamo in un momento cruciale della stagione arbitrale perché siamo entrati nella fase in cui si assegnano i titoli. Siamo a un punto importante del girone di ritorno, a breve arriveremo ai playoff: siamo soddisfatti del percorso che i nostri ragazzi della CAN 5 Élite hanno svolto. Il regolamento e le innovazioni tecnologiche portano il mondo del futsal a essere in continua evoluzione. Il nostro gruppo è sempre pronto alla trasformazione del regolamento”.
Si ritiene soddisfatto di quello che si è visto sui campi di Serie A maschili e femminili?
“In generale sì, anche se gli errori ci sono stati. Ricordiamoci sempre che noi arbitriamo in un contesto non facile, con spazi ristretti dovendo badare a dieci giocatori in campo, ventiquattro se contiamo anche le panchine, i dirigenti, gli allenatori. Insomma, una densità di popolazione importante. Ma i nostri arbitri sono a un livello molto elevato, che ci viene riconosciuto anche in ambito internazionale, e sono pronti a ogni evenienza. Ricordiamo che nel nostro gruppo abbiamo sei internazionali, di cui due donne”.
Non mancano le rimostranze da parte dei protagonisti del gioco, ovvero le società. Come vengono recepite queste critiche al vostro operato?
“Le critiche fanno parte del momento di crescita. Il ruolo dell’arbitro è sempre soggetto a critiche, ma non coltiviamo la cultura dell’alibi. Non pensiamo che gli alibi siano qualcosa che portano alla soluzione degli eventi. Le critiche devono essere costruttive, noi ci mettiamo a nudo e sappiamo quando abbiamo sbagliato. Il nostro ruolo non è facile, in tutte le categorie. È un ruolo che ci espone a critiche, i ragazzi e le ragazze che vanno in campo lo sanno. Ma queste critiche, siano esse degli addetti ai lavori o degli spettatori, sono un momento di crescita tecnico e servono a formare la personalità dell’arbitro, che deve essere scevro di ogni condizionamento. Noi chiediamo ai nostri arbitri di mettersi a confronto e di vedere dove hanno sbagliato e di migliorare quelle che sono le nostre debolezze”.
L’introduzione del video support è molto vicina, cosa porterà a supporto del gioco?
“Darà una mano a tutti, perché nei quattro punti in cui potrà essere utilizzato sicuramente diminuirà ulteriormente il margine d’errore. Occorre specificare che il video support è diverso dal VAR: ci sarà un challenge e si andranno a visionare determinate tipologie d’intervento”.
Quali sono i quattro punti per i quali potrà essere chiamato il challenge?
“Rigore-non rigore, espulsione diretta, scambio di persona e gol-non gol: questi saranno i quattro punti che verranno sperimentati in questa fase di transizione”.
Come si sta vivendo questa fase di rinnovamento della CAN 5 Élite con tante fuoriuscite d’esperienza e l’ingresso in scena di nuovi arbitri?
“Nel 2021 nasce la commissione della CAN 5 Élite ed è fisiologico che ci sia un momento di transizione. Siamo in una fase di rinnovamento dell’organico, nel quale si perde qualcosa e allo stesso se ne guadagnano altre. Tutto questo, però, era già in programma e, grazie al supporto del presidente dell’AIA Carlo Pacifici, insieme a tutto il comitato regionale, non ci siamo mai sentiti soli. Anzi, ci hanno sempre supportato. Sappiamo che possiamo contare su un bacino d’utenza importante con i ragazzi che ne fanno parte che devono ambire a poter entrare a far parte della CAN 5 Élite. È un percorso che non è semplice, perché bisogna lavorare su quello che ci viene dato dalle categorie inferiori, ma in CAN 5 abbiamo già degli arbitri strutturati e che possono intraprendere un percorso importante nelle Serie A maschili e femminili. Sta a noi utilizzarli al meglio e continuare a farli crescere nel loro cammino”.
Parlando di comunicazione tra gli arbitri e le squadre durante una partita, sempre più spesso si legge che i direttori di gara diventano autoritari nell’atteggiamento e nel modo di rapportarsi: è un luogo comune o c’è qualcosa di reale?
“Mi permetto di dire che la prerogativa di un arbitro non è mai l’autorità, ma l’autorevolezza. È la base fondamentale di ogni arbitro. Penso che i nostri ragazzi e ragazze abbiano questa dote, che ritengo essere innata. A volte si può travisare o si può interpretare male l’atteggiamento di un arbitro, di un giocatore o di un dirigente , ortando a confondere l’autorevolezza con l’autoritarismo. Ma sull’atteggiamento, sui comportamenti e sul modi che i nostri arbitri hanno in campo non abbiamo mai avuto dubbi. Io dico sempre che vedo in loro autorevolezza e noi ci lavoriamo molto, specie sul rispetto dei ruoli. Uno dei nostri concetti base è “dare rispetto per avere rispetto”. Io dico che i nostri arbitri hanno una grande autorevolezza e che non si pongono come autoritari nei confronti degli addetti ai lavori. Così come quando si parla di violenza sugli arbitri, lì non possiamo tollerare. Nel mondo del futsal io vedo molto rispetto delle società e degli addetti ai lavori nei confronti degli arbitri”.
Al termine della stagione, lei sarà soddisfatto se…
“Se le mie ragazzi e i miei ragazzi andranno avanti in questo percorso di crescita sotto l’aspetto tecnico, umano e comportamentale. È un continuo miglioramento, è un continuo chiedere tanto a ragazze e ragazzi che, al momento, non sono dei professionisti, ma operano in maniera altamente rofessionale in questo mondo. Arbitrare è qualcosa di molto facile e, allo stesso tempo, molto difficile. Quindi tanto di cappello agli arbitri che ogni settimana si mettono in gioco, non tanto per un proprio ego, ma per far sì che questo fantastico mondo sportivo possa dare gioie e soddisfazioni a chi lo pratica e a chi lo guarda”.